Il Prof. Maurizio Mondoni

DailyBasket pubblica l’ultima parte del trattato “Le tre C nel minibasket” redatto dal Prof. Maurizio Mondoni. Dopo avere considerato le capacità nella prima parte e le competenze nella seconda, di seguito la considerazione della terza ed ultima “C”:

 

CONOSCENZE

 Uno strumento che sviluppa le capacità e le competenze dell’uomo é senza dubbio l’incontro con le CONOSCENZE, concepite creativamente dalla nostra mente o ricavate direttamente dall’esperienza.

Incontro con le conoscenze già esistenti (Mondo 3 di Popper, Iper Uranio di Aristotele, Il Minibasket secondo Mondoni), quelle selezionate nei repertori e nelle enciclopedie della cultura antropologica e o di quella classica, nei Manuali o nei testi Minibasket, trasmesse grazie all’insegnamento di un maestro.

Le conoscenze, sia quelle nuove concepite dalla mente umana sia quelle già consolidate e insegnabili, si possono classificare in tre fondamentali categorie:

 

-          conoscenze dichiarative: sapere che cosa si sta facendo

-          conoscenze condizionali: sapere dove, quando, perché si fa

-          conoscenze tecnico-procedurali: sapere come si fa

 

Le prime e le seconde sono quelle maturate grazie all’attività teoretica degli uomini e riguardano le cose che ci sono: che cosa sono, perché ci sono, come ci sono.

Dicono anche che cosa è bene fare e che cosa è bene non fare e perché.

Le ultime sono quelle fornite da tutte le possibili tecnologie esistenti (conoscenza delle tecnologie).

Molte persone fanno qualcosa: si muovono, aggiustano automobili, praticano discipline sportive, riparano vestiti, lavano e spesso non sanno perché lo fanno.

Lo stesso dicasi per l’Istruttore Minibasket che propone esercizi e giochi e non sa perché lo fa.

Chi fa queste cose senza sapere PERCHE’ è privo di scienza teorica, non ha conoscenza di ciò che fa, non è capace di dirne le cause, sebbene sia in possesso di coscienza.

Non tutte le conoscenze dichiarative, condizionali e procedurali esistenti o da noi possedute, sono anche CERTEZZE, possono rimanere CREDENZE.

L’essere di ciascuno di noi è il contenuto delle sue conoscenze. Ciascuno di noi, conosce quello che ha potuto conoscere.

Se una persona ha conoscenze, è capace di insegnarle.

Si possono insegnare e trasmettere solo conoscenze, l’esperienza di ciascuno da cui esse sono state tratte è intrasmissibile e non è insegnabile.

Per un Istruttore Minibasket è importante conoscere COME SI FA AD INSEGNARE determinate conoscenze ai bambini (piuttosto ai giovani o agli adulti), in un Centro Minibasket o a Scuola, in presenza di determinate condizioni piuttosto di altre.

L’insegnamento non richiede solo il possesso di conoscenze, ma esige anche quello di ABILITA’.

Questa consapevolezza, tuttavia, non pregiudica il fatto che si possa verificare con accuratezza se un bambino abbia tutte le conoscenze per giocare a Minibasket (test motori generali e specifici, conoscenza dei movimenti che può compiere con il proprio corpo nello spazio e nel tempo con o senza palla, padronanza degli schemi motori di base e delle capacità motorie, conoscenza delle regole e del regolamento di gioco).

Non basta conoscere, bisogna provare e verificare (prima di fare è importante capire), bisogna avere l’abilità per giocare (CAPACITA’ DI GIOCO).

Non è detto che se un bambino non riesce a realizzare canestro, non sappia giocare a Minibasket, non è detto che se non sa fare l’entrata in terzo tempo non possa giocare.

Per “capacità di gioco” intendiamo che un bambino deve conoscere:

 

-          i movimenti che può eseguire con il suo corpo (da fermo e in movimento) con o senza palla;

-          lo spazio;

-          il tempo;

-          le regole;

-          il Regolamento;

-          i compagni e gli avversari.

 

Non è detto che se un bambino sa palleggiare benissimo possa giocare a Minibasket, l’importante è essere ABILI a giocare (dimostrare praticamente ciò che si conosce e personalizzarlo).

Ognuno gioca come è capace di giocare!

Nel Minibasket si deve sempre verificare, attraverso il gioco, se un bambino possiede (e fino a che punto) conoscenze; evitiamo, quindi, di dare subito giudizi negativi sui bambini, relativamente alle loro capacità e competenze.

Se un bambino ha poche conoscenze (perché il suo Istruttore non ne possiede molte, oppure perché pensa di conoscerle), non si è autorizzati ad esprimere una valutazione negativa sul suo comportamento motorio e non.

 

ABILITA’

 

Il campo semantico del termine abilità è intimamente connesso con quello di tecnica.

Ciascun essere umano ha la capacità di rappresentarsi scopi concettualmente, che sappia trovare attraverso tecniche calcolative, percorsi operativi adatti a trasferire gli scopi concettuali nella realtà materiale, per creare prodotti che in natura non esistono e che sia in grado di ottimizzare l’intero processo, con le correzioni e i miglioramenti del caso.

Conoscere la causa prima di fare è molto importante.

Abile non è chi è capace di sapere, ma chi ha un determinato tipo di sapere, cioè un sapere specializzato.

Sapere come si fa una cosa non significa poi farla davvero come si deve, cioè essere buoni o eccellenti nel farla.

Sapere le regole e i principi morali, non vuol dire agire bene, da virtuosi, sapere i principi fisici che spiegano l’andare in bicicletta, non vuol dire essere bravi ciclisti, conoscere la meccanica del palleggio, non significa essere bravi palleggiatori.

Sapere alcuni concetti relativi al Minibasket, senza un corretto background culturale, non significa assolutamente essere abili ad insegnare o ad insegnare agli altri ad insegnare.

Si è abili, si è eccellenti, quando si traduce un sapere specifico di qualcosa, su azioni adeguate a realizzare al meglio lo scopo concepito.

E’ l’azione di successo ripetuta (l’esercizio) che segnala l’abilità di un soggetto.

Ha abilità, infatti, “chi fa ciò che vuole quando lo vuole”, lo sbocco finale di ogni abilità è l’abitudine.

Nessuna tecnica è affidabile se affidata a principianti o a persone incompetenti, chi insegna e non sa che cosa insegna e perché insegna, non è un insegnante, è un ciarlatano, un venditore di fumo e a lungo andare, anche se all’inizio tutto va bene, poi ci si accorge delle sue poche conoscenze e della sua incompetenza.

Nessuna tecnica può essere considerata acquisita una volta per sempre: l’abilità nello svolgerla ha bisogno sia di continua vigilanza intellettuale (di sapere e di sapersi) sia di esercizio.

E’ importante aggiornarsi continuamente, confrontarsi, evolversi, cambiare.

Essere abili ad insegnare Minibasket non significa conoscere 100 esercizi o 200 giochi, essere abili significa saper comunicare, suscitare attenzione, essere motivati, essere entusiasti, suscitare motivazione ad apprendere, conoscere ciò che si insegna, a chi si insegna e che metodi si devono utilizzare per far apprendere sempre meglio.

Nel concetto di ABILITA’ entrano, comunque, altre dimensioni:

 

-          COMPETIZIONE: non esiste abilità dove non c’è “zèlos” (sguardo obliquo), cioè un guardare di traverso ciò che fa l’altro, uno spiarlo di sottecchi per vedere che cosa fa e come lo fa: non ci deve essere, però, invidia ostile per danneggiare. L’emulazione deve essere positiva, guardare senza essere visti, per vedere se fa meglio di noi, ingaggiare così una “lotta d’eccellenza”. Virtuoso è colui che
eccelle rispetto ad un altro nelle capacità di fare bene qualcosa.

 

-          UTILITA’: è abile chi fa, produce, chi crea un qualcosa che dura e che è apprezzato da chi lo impiega, perché ne ha bisogno: gli è utile.

 

-          COMPLETAMENTO: l’abilità non richiede solo “zèlos” e utilità, ma anche giusta disponibilità alla cooperazione. Produrre qualsiasi cosa senza coordinarsi con le azioni di altri soggetti, risulta impossibile; ciò non può realizzarsi nel disordine di chi non rispetta le parti assegnate e non attribuisce a ciascuno il suo compito.

 

Possedere un sapere specifico che ci consenta nello “zèlos” e in un onesta giustizia cooperativa, di produrre secondo una sequenza tecnica, qualcosa di determinato e che sia utilizzato ed apprezzato nel tempo, sembrano i tratti che segnalano il possesso di una abilità.

 

La verifica delle abilità

 

Un test, una prova oggettiva, servono senza dubbio per una verifica specifica di conoscenze, ma sono soprattutto prove di abilità.

La realizzazione di un capolavoro, la stesura di un progetto, una traduzione, un lavoro di ricerca, sono strumenti specifici per la verifica di abilità, ma sono anche prove di conoscenza.

Un articolo di giornale che non riesce a farsi leggere, è il segno che non si è abili nella scrittura giornalistica.

Non è il caso, dunque, di ricavare giudizi di personalità e di carattere, da prove di verifica di abilità: l’essere delle persone è molto più grande ed importante del loro avere!

 

Obiettivi di apprendimento

 

Il soggetto logico degli obiettivi di apprendimento è il bambino.

Anche se formulati dall’Istruttore, quest’ultimo agisce in nome e per conto del bambino.

Individua, infatti, le capacità di ciascun bambino e le traduce, con l’analisi logica e operativa, in risultati di apprendimento che il bambino stesso può e deve raggiungere, non solo per vivere meglio, ma anche per realizzare al meglio se stesso.

“Alla fine del Corso di Minibasket il bambino deve essere in grado di correre, di conoscere lo spazio, il tempo, le regole di gioco, la palla, i compagni, gli avversari, di palleggiare, tirare, passare, ricevere, difendere,…….”: questi dovrebbero essere obiettivi di apprendimento.

Se un Istruttore non sa chi è il bambino, quali sono i suoi bisogni e le sue motivazioni, e gli insegna solo esercizi (didatticismo) di palleggio, di tiro, di passaggio, non determina gli obiettivi da raggiungere, non verifica, non corregge, non fornisce consigli, non da feedback, utilizza solo metodi di insegnamento analitici, non sa comunicare, non è simpatico, non è un buon EDUCATORE.

Insegnare-Educando richiede una maturità tale che non si acquisisce solamente leggendo dei libri o assistendo a Corsi, Clinic o allenamenti, si acquista con il tempo, con l’esperienza, con l’autocritica, con l’umiltà, con la voglia di migliorarsi, di far bene, di confrontarsi e verificare quanto una persona vale. Quindi, deve possedere molte conoscenze, non solo nel Minibasket, ma deve avere delle capacità, delle competenze che, gli permetteranno successivamente di essere abile nell’insegnare.

Capacità e competenze, riguardano l’essere, non sono insegnabili.

Ogni bambino ha le proprie capacità, l’Istruttore deve trasformarle in competenze, aumentando le conoscenze, che con l’esperienza diventeranno abilità.

Le capacità e le competenze non sono disponibili in persone che non le hanno, le capacità, al pari delle competenze, sono soltanto di ognuno di noi: le mie, le sue, le tue.

Io non ho le sue e tu non hai le mie: il mio essere non è il suo.

Insegnabili e aumentabili sono le conoscenze e le abilità.

L’Istruttore ha nella sua mente i contenuti del sapere e nelle sue mani le azioni del “far bene” che può trasmettere al bambino.

Le può trasmettere sia perché le ha, sia perché il bambino è capace di averle, di acquistarle con la sua mente e con le sue mani.

 

Obiettivi di insegnamento

 

Il soggetto degli obiettivi di insegnamento è l’Istruttore.

I Programmi di insegnamento del Minibasket, anche se tecnicamente formulati dal Settore Minibasket FIP, non sono di apprendimento, sono fissati, ma ogni bambino ha un suo ritmo di apprendimento, che è determinato dal DNA, dall’ambiente in cui vive e dalla sua capacità di apprendimento.

Spesso molti Istruttori sono “misurati” dal grado con cui i bambini raggiungono le conoscenze e le abilità stabilite (esempio a 7-8 anni l’obiettivo è giocare 3 c 3 in forma libera) e non dalla qualità del lavoro educativo e didattico che l’Istruttore fa per trasformare le capacità individuali di ogni bambino in competenze.

Non è tanto importante palleggiare bene, ma saper scegliere quando palleggiare, perché (sapere a che cosa serve il palleggio ed utilizzarlo quando è opportuno) e come (tecnica esecutiva).

 

PRESTAZIONE STANDARD

 

La prestazione si riferisce sempre ad un comportamento del bambino (ma anche dell’Istruttore), osservabile e misurabile: tutti la possono vedere e controllare.

Si chiede al bambino di palleggiare a slalom e di realizzare canestro in 15″: questa è una prestazione standard.

Il concetto di prestazione standard non è incompatibile, né con i concetti di capacità e competenze, né con i concetti di conoscenze e abilità. Modifica solo, nei due ambiti, il suo significato pedagogico e la sua funzionalità didattica.

Gli Istruttori Minibasket hanno il compito di educare lo sviluppo delle capacità (motorie e tecniche) dei bambini e di valutare, nei limiti del possibile, fino a che punto sono diventate competenze (ciò si verifica solo facendoli giocare).

L’1 c 1 è una situazione reale di gioco e in questa situazione si può analizzare il comportamento del bambino, che per battere l’avversario utilizza il palleggio (regola del gioco), oppure scappa con la palla in mano (essenzialità).

Il bambino fa quello che sa e se ha imparato a palleggiare da fermo (metodo analitico), sicuramente non sa che per battere l’avversario deve palleggiare.

L’importante è metterlo di fronte ad una situazione-problema da risolvere “Cosa devi fare per battere l’avversario?” (capacità-competenze).

Se passiamo dalle capacità-competenze alle conoscenze-abilità, il discorso cambia. Non si tratta più di partire da un essere (bambino) e sforzarsi di pervenire all’identificazione delle sue manifestazioni empiriche.

Ma bisogna partire dalle sue conoscenze per trasformarle in abilità, attraverso lo sviluppo delle capacità (COMPETENZA NEL GIOCO).

 

Prof. Maurizio Mondoni